CHI

Alimentazione quotidiana e alimentazione festiva a Castelluccio di Norcia
Lavorazione del Pane

Sempre in autunno a Castelluccio si facevano grandi provviste di farina di grano, in quanto tutto il pane era fatto in casa, una volta ogni sette, dieci giorni. A Castelluccio c’era un unico forno situato nei pressi della comunanza agraria, a turni di diversi giorni le famiglie portavano il pane a cuocere. C’era un guardiano al quale si doveva pagare, per ogni filone di pane, una piccola somma in denaro.

...doppo facevamo pure il pane fatto a casa, lo portavamo a coce da un’altra casa che se chiamava il forno, era della comunanza e se facevano tutti filari, le pizze, certe pizze bone facevamo (Caterina Cappelli)

...facevamo il pane fatto in casa, ogni dieci, quindici giorni. C’era un forno solo, era della comunanza, c’era uno che je davi qualche cosa, quanno andavi lì che avevi cotto il pane, una pagnotta de pane o li sordi, questo anche ce campava (Benedetta Brandimarte)

...de forno c’era questo che aveva fatto la comunanza e basta, ma ce annavano quaranta, cinquanta filari. Mo non c’è più il forno, e chi commatte più a fa il pane, a na femmina vaje a di de fa lo pane vah ! (Sirio Coccia)

Il grano si coltivava a Castelluccio poi, prima dell’inverno si portava a macinare nelle Marche, nei mulini a pietra.

...si se annava a macinà a Castel Sant’Angelo. Quello era pane genuino perché macinavamo il grano nostro, lo impastavamo noi, facevamo tutto noi (Benedetta Brandimarte)

...se annava a Castel Sant’Angelo a macinare il grano, la roveja, il granturco pe la polenta (Maddalena Conti)

...la farina se portava a macinà a Castello, che rimane vicino a Visso. Se partiva co le bestie, se caricavano li cavalli, co li sacchi, noi annavamo a piedi, non è come mò che non se scappa se non se piglia la macchina. La farina ce doveva bastà tutto l’inverno, se faceva la provista, da ottobre te doveva bastà fino a maggio (Caterina Cappelli)

...prima se macinava col molino a pietra, c’erano i mulini lungo il fiume, c’erano Aronne e Adriano, due che gestivano sti molini, perché erano privati, de proprietà. Tu pigliavi il somaro, caricavi sto grano, lo portavi giù e te riportavi a casa sto tritello, la simmola, la farina (Americo Salvucci)

Il custode del forno la mattina avvisava tutte le massaie che si erano prenotate scandendo le fasi della preparazione del pane. I filari venivano messi a cuocere tutti insieme, per questo motivo le donne apponevano dei segni di riconoscimento sul pane.

...se riunivano sette, otto famiglie no, ce stava questo che faceva da gestore, avvisava a tutti quanti, li metteva d’accordo, "domani facete il pane voi altri sette". Allora quello ce diceva spianate sto pane, e poi quanno avevamo fatto je lo portavamo là, dopo ce pensava lui a mettelo dentro al forno. Prima se facevano filoni da due chili, mica i filoni come questi (Benedetta Brandimarte)

...si, si il pane lo facevamo noi, pure certe pizze, col pomodoro, sale, li ciambelloni, li pan de Spagna. Il forno era unico, della comunanza, ce stava un fornaio che faceva il foco, quanno era ora te lo diceva, tu l’ammassavi come facevi il pane, quanno che era ora da mettelo. Ce facevamo dei segni pe riconosceli. Se pagava un tanto a filare (Maddalena Conti)

...il pane se faceva tutte le settimane, diciamo che otto giorni durava il pane. Se lasciava sempre un pezzo de pasta de pane che lievitava, che doppo lo rimetteva a mollo e co questo se faceva il pane un’altra volta, poi doppo è scappato fori sto lievito de birra...... ( Americo Salvucci )

Torna sù
Dott.ssa
Annamaria Onori
 
 
Copyright - info@norcia.net -
Il presente materiale è rilasciato in rete dalla Coop. A.dei.S. La presente relazione, coperta dalle leggi sulle opere intelletuali, è depositata e protocollata presso l'E.P.N.M.S. La Coop. A.dei.S. acconsente all'uso totale o parziale della relazione a studenti e appassionati per opere senza scopo di lucro, tutte le altre figure che vogliono utilizzare il testo devono richiedere autorizzazione alla Coop. stessa.

Lavorazione del pane